Descrizione
Una minima infelicità è un romanzo vertiginoso. Una nave in bottiglia che non si può smettere di ammirare. Racconta la storia di Annetta, una petite: alta 138 centimetri. È lei stessa a raccontare la sua vita vissuta all’ombra della madre, Sofia Vivier. Bella, inquieta, elegante, Sofia si vergogna del corpo della figlia così scandalosamente minuto. Chiusa nel sacrario della sua bella casa, Annetta fugge la rozzezza del mondo di fuori, rispetto al quale si sente inadeguata. A sua insaputa, però, il declino lavora in segreto. È l’arrivo di Clara Bigi, una domestica crudele, capace di imporle regole rigide e insensate, a introdurre il primo elemento di discontinuità nella vita familiare. Il padre, Antonio Baldini, ricco commerciante di tessuti, cede a quella donna il controllo della sua vita domestica. Clara Bigi diventa così il guardiano di Annetta, arrivando a sorvegliarne anche le letture.
La morte improvvisa del padre è per Annetta l’approdo brusco all’età adulta. Per saldare i debiti, il negozio viene messo in vendita. Dimentica di sé, negli ultimi anni di vita della madre, Annetta ne accudisce la bellezza sfiorita. Allenata dal suo stesso corpo alla rinuncia, coltiva da sempre uno straordinario istinto alla diminuzione. Nonostante una laurea in lettere accetta un umile posto di centralinista in banca.
Spetterà proprio a una collega, la cieca Lisa Cannavaro, il compito di indicare ad Annetta il suo futuro. Un pomeriggio, accompagnandola in chiesa, Annetta riconoscerà in una delle suore in preghiera la sua nemica di sempre: Clara Bigi…
Ogni pagina di questo romanzo ci mostra cosa significhi davvero saper narrare utilizzando una lingua magnifica che ci ipnotizza, ci costringe ad arrivare all’ultima pagina, come un naufragio desiderato. Questo libro è il miracolo di una scrittrice che segna un nuovo confine nella narrativa di questi anni.
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