Descrizione
Grazie a una confessione che ricorda I frustrati di Claire Bretécher e Passionella di Jules Feiffer, Francesca Arena offre un lucido ritratto dell’attuale classe dirigente e ride senza pietà della nostra disperata voglia di essere quello che non siamo.
Evelina è convinta di essere di sinistra: vota Pd, è antirazzista, sostiene la comunità lgbtqi+ e, in generale, crede di essere una cittadina esemplare. Una sera, però, grazie a un innocente gioco tra amici, scopre cosa pensa davvero di lei chi le sta intorno: è uguale a Giorgia Meloni. Perché rinfacciare un’accusa simile proprio a Evelina e non a quell’amica che sfila a tutte le manifestazioni, ma non è mai andata a votare? O a quella che vota comunista, ma si lamenta perché la scuola pubblica è piena di bambini stranieri? Da quell’istante, Evelina comincia a fare autocritica, accompagnata da un improbabile spirito guida: Giorgia Meloni. Parlando con il presidente del Consiglio, capisce che spesso i nostri ideali rispecchiano il modo in cui ci vediamo e non quello in cui ci comportiamo.
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