Millenovecentottantaquattro

15,00

Titolo: Millenovecentottantaquattro
Autore: George Orwell
Traduttore: Tommaso Pincio
Editore: Sellerio
Pagine: 456
Prezzo: 15,00€
Riscoprire un classico, non solo perché lo si è letto con quella inconsapevolezza tipica dell’età del liceo, ma proprio perché sembra di leggere un romanzo diverso.
Ed in effetti è un romanzo diverso da quello letto sui banchi di scuola perché la nuova accurata traduzione di Tommaso Pincio -che per anni si è dedicato allo studio di Orwell e della sua Opera- ci restituisce una lingua più comprensibile, ma soprattutto fondamentali dettagli che stravolgono il senso dell’opera di Geroge Orwell  per come la conoscevamo e le regalano, dopo settantatre anni, il vero senso pensato e voluto dal Suo autore.

Descrizione

Più o meno tutti conoscono la fortuna di Millenovecentottantaquattro. Il capolavoro di Orwell, scritto nel 1948 e pubblicato nel 1950, in piena guerra fredda, fu spesso usato da ogni parte per fini di lotta ideologica. Nel tempo è diventato il prototipo di ogni utopia negativa. Fino all’adozione nel linguaggio comune di certi suoi ossimori e certe sue espressioni di grande forza evocativa. Oggi è possibile leggerlo senza le vecchie interpretazioni. E questa edizione a cura di Tommaso Pincio offre una nuova traduzione che in particolare restituisce ai molti neologismi dell’autore il loro senso originario. La storia, ben nota, è quella di un uomo qualunque, Winston Smith, tutt’altro che un eroe. Nel suo paese, che non ha conservato neppure il vecchio nome, da molti decenni la rivoluzione ha creato un regime nuovo. Il governo è del partito unico, il potere del dittatore baffuto, e il suo controllo si infiltra nei recessi più intimi della vita privata delle persone; perfino i bambini sono diventati spie e così sono ufficialmente chiamati: Spie; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico; in ogni luogo campeggia il (famosissimo) motto: LA GUERRA È PACE, LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L’IGNORANZA È FORZA. È l’acquisto clandestino di un diario che porta Winston a prendere coscienza e a farsi testimone della triste verità del suo tempo. Probabilmente la rappresentazione più cupa e pessimista del totalitarismo in generale, così come nasce dall’eterna utopia di forgiare l’Uomo nuovo; e della buia infelicità personale, individuale, che questo invece genera senza scampo. Nelle sue pagine si riconosce, si può dire, il catalogo di ogni possibile situazione totalitaria, comprese quelle che affiorano in regimi politici e sistemi sociali di altro tipo e diversi. È questo profilo che dà al libro un’universalità attuale in ogni tempo, finché ci sarà un potere che per sua natura tende a espandersi. E rende minacciosamente ammonitrici le sue indimenticabili visioni: il Parlanuovo che scarnifica il linguaggio e limita il lessico per impedire al pensiero di espandersi liberamente; la post-storia che toglie oggettività al passato e lo trasforma in narrazione; le notizie false che vengono ripetute e amplificate dal potere della comunicazione sociale fino a diventare vere; la fine della speranza di una felicità futura (sia essa immanente o trascendente) che rende accettabile la morte della libertà.

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