L’acqua del lago non è mai dolce

18,00

Sono riuscita a comprendere a pieno la sinossi di questo romanzo (che trovate sotto) solo dopo averlo letto, perché la storia ti rimane addosso e dentro proprio come l’odore fangoso dell’acqua di lago.
Antonia, la madre della protagonista, è stata per me il fulcro della storia: una donna indurita dalla vita e dalle difficoltà, ben consapevole dei propri diritti e anche di dover lottare per affermarli, lei che è povera e che non ha mezzi se non la ferocia testardaggine del suo carattere.
E Gaia, la voce narrante a cui viene inflitto un nome che è un ossimoro, viene cresciuta, come unica figlia femmina, nella volontà materna di ricevere la stessa tenace coscienza di ciò che è giusto, ma soprattutto di ciò che si merita, nel bene e nel male.
Il lago è uno specchio magico: sul fondo, insieme al presepe sommerso, vediamo la giovinezza, la sua ostinata sfida all’infelicità.

Descrizione

Titolo: L’acqua del lago non è mai dolce
Autrice: Giulia Caminito
Editore: Bompiani
Pagine: 304
Prezzo: 18,00€

Odore di alghe limacciose e sabbia densa, odore di piume bagnate. È un antico cratere, ora pieno d’acqua: è il lago di Bracciano, dove approda, in fuga dall’indifferenza di Roma, la famiglia di Antonia, donna fiera fino alla testardaggine che da sola si occupa di un marito disabile e di quattro figli. Antonia è onestissima, Antonia non scende a compromessi, Antonia crede nel bene comune eppure vuole insegnare alla sua unica figlia femmina a contare solo sulla propria capacità di tenere alta la testa. E Gaia impara: a non lamentarsi, a salire ogni giorno su un regionale per andare a scuola, a leggere libri, a nascondere il telefonino in una scatola da scarpe, a tuffarsi nel lago anche se le correnti tirano verso il fondo. Sembra che questa ragazzina piena di lentiggini chini il capo: invece quando leva lo sguardo i suoi occhi hanno una luce nerissima. Ogni moto di ragionevolezza precipita dentro di lei come in quelle notti in cui corre a fari spenti nel buio in sella a un motorino. Alla banalità insapore della vita, a un torto subìto Gaia reagisce con violenza imprevedibile, con la determinazione di una divinità muta. Sono gli anni duemila, Gaia e i suoi amici crescono in un mondo dal quale le grandi battaglie politiche e civili sono lontane, vicino c’è solo il piccolo cabotaggio degli oggetti posseduti o negati, dei primi sms, le acque immobili di un’esistenza priva di orizzonti. Giulia Caminito dà vita a un romanzo ancorato nella realtà e insieme percorso da un’inquietudine radicale, che fa di una scrittura essenziale e misurata, spigolosa e poetica l’ultimo baluardo contro i fantasmi che incombono.

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